Pensai così che la Patagonia potesse darmi quelle emozioni di cui sentivo il bisogno: libertà, spazi immensi, silenzio, avventura. Avrei lasciato l’estate italiana per il tardo inverno australe.
L’equipaggiamento e i bagagli sarebbero stati quelli classici di un Backpacker (Mochilero, come dicono loro): zaino, sacco a pelo e sacca da portare a mano con dentro le cose più ingombranti. E, naturalmente, tanta curiosità.
Se nella capitale federale ci capitate di domenica non perdetevi il mercato di San Telmo nel quartiere omonimo. Caratteristico labirinto di bancarelle d’antiquariato che ben si accostano ai ristori e bar nelle viuzze caratteristiche e ai ballerini di tango che qua e là, danno spettacolo. Tutto sembra uscire da una cartolina in bianco e nero degli anni ’40.
Ma la vera avventura doveva ancora iniziare. Da Buenos Aires, con un volo di linea interno, ho raggiunto la cittadina di Trelew nella regione del Chubut, Patagonia del Nord, parte costiera. All’aeroporto mi aspettava l’auto (una Fiat Palio, ne troverete molte in Argentina) con cui avrei percorso circa 600 km, fino a Comodoro Rivadavia. Ma andiamo con ordine.
Caricati i bagagli, firmati i documenti e pagato in anticipo, mi sono immesso sulla Ruta 3, forse la più importante strada asfaltata (e anche una delle poche) che, tagliando la Patagonia da nord a sud, attraversa idealmente lo Stretto di Magellano ed il Canale di Beagle e prosegue nell’Isola Grande della Terra del Fuoco per “morire” nel Parco Nazionale, sul confine argentino/cileno.
La carrettera è lunga e diritta, a perdita d’occhio. E ai lati un deserto di arbusti e terra rossastra. Un vento che porta via e, al contrario di quanto pronosticato, un sole ed un cielo terso da fare invidia alle più belle estati mediterranee.
Attenzione alla velocità da mantenere con l’auto: è frequente la presenza sulla carreggiata di animali (guanacos, pecore, cavalli) che attraversano, brucano o semplicemente vi osservano incuriositi.
Ricordate: siete ospiti nella loro terra.
Il verde della natura rigeneratrice ed ossigenata risveglia la voglia di capire, scoprire la terra che calpesti. Impressionanti sono gli chalet svizzeri, tedeschi ecc. I nomi sono familiari, la pizza, pasta, da Nonnino, da Bice..... e così via.
La cittadina Bolson mi ha colpito. Viene denominata la città degli Hippies. L’ho visitata dall’alto con un piccolo aereo che offre questi servizi e capisci perché si chiami “borsa” (in spagnolo "bolson" significa borsa).
In effetti è dentro una vallata circondata dalle Ande, stupende, imponenti. Questa “sacca”, El Bolson, è caratterizzata da un suo microclima. Da provare: un bel boccale di birra locale, i lamponi, nel luogo chiamato “frutta fina”. La "rosa moschetta" cresce allo stato naturale come fosse un arbusto comune.
La zona è meta per molti giovani che praticano il kayak, cavalcate etc. Proseguendo il viaggio arrivai nei pressi di Esquel e chilometro dopo chilometro cresceva la curiositá del poi, che ci sarà!...Il cartello con indicazione Trevelin e Frontera Cile mi indusse a optare per quella meta. La cima imbiancata del grande Vulcano Osorno, che era lontano e attendeva sornione inviando il suo influsso magnetico.
Arrivai ad un bivio, puntare al Nord o verso il Sud per i ghiacciai? Decisi per il Nord in quanto ci eravamo dati appuntamento con mio marito a Bariloche. Al Chalten optai per prendere il traghetto ferry-boat e visitare la isola di Chiloé e le relative città Castro, Ancud, ecc .
Durante la traversata fummo accompagnati da piccoli delfini. Chissà perchè il delfino fa tenerezza con quegli occhietti teneri e nello stesso tempo vispi. Vederli un branco sprigiona allegria ed è di buon auspicio. Il continuo saltellare armoniosamente sulle onde dell’oceano porta alla mente i ballerini su un palcoscenico azzurro.
Come in una favola si incontravano isolotti con case a forma di palafitte, c’era un via vai di barcaroli e mozzi con le loro merci da vendere. Si vedevano gli isolani tutti in fila su una specie di pontile con ceste colme di vegetali e gabbie con animali, in attesa della chiatta e delle barche.
Mi spiegarono che tutt’ora gli isolani praticano il baratto delle merci e tra loro si riconoscono per i turni del mese. Sembrava di essere tornati ai vecchi libri di scuola dove riportavano le primitive comunicazioni fluviali. Erano lì davanti a te e li guardavi cercando di captare altre sensazioni.
Caretteristica è l’offerta dell’ affittastanze, essendo la zona una meta dei turisti. C’è l’esibizione delle cartoline e delle note di benemerito scritte in tutte le lingue, con orgoglio sono esposte per incentivare il pernottamento..
Salta all’occhio la testa d’aglio, grande quanto due pugni chiusi d’adulto: l’aglione (in Europa avremmo pensato: lo hanno manipolato chimicamente).
Non presi la strada statale per la città d’Osorno, ma costeggiai il lago panoramico Llanquihue, puntando verso il passo di frontiera per l’Argentina. Scorci da mozzare il fiato, il lago formava una maestosa baia illuminando le città lasciate alle spalle, con uno scenario da grand’angolo.
Riprendemmo fiato alle Terme di Puyehue, di cui porta il nome sia il Parco Nazionale che il vulcano, dove, tra bagni e massaggi immersi in un santuario della natura, ci ritemprammo dei 26 giorni di guida intervallando con piccole escursioni.
Rientrammo a Bariloche dove finalmente ci riunimmo con Giulio, mio marito, e proseguimmo il viaggio per il grande circuito di Bariloche. Visitammo e pernotammo a S. Martin de los Andes in un hotel sempre chalet dove nel silenzio si ascoltava il fiume chiaccherino con i suoi rigoglii. Questa città è una delle mete sciistiche, quindi una citta’ giovane e festosa che la sera é piena di discoteche, piani bar, e alla gente piace la vitalità ed il baccano della musica. A metà percorso della strada principale dei Sette Laghi c’è un cartello che indica: 25 km Villa Traful, un sentiero tutto curve ed in salita circondato da fitta vegetazione con la sorpresa finale di arrivare ad un paesetto di 400 abitanti. Ci sono hotel, ma bisogna prenotare per tempo. Tutto è ben curato, le villette sono adornate da giardini fioriti. La principale attività del luogo è visitare i dintorni ricchi di ruscelli che nascondono delle cascate. E’ un invito al riposo, alla scampagnata, a una merenda, alla pesca o ad una cavalcata.
Spero prossimamente di poter rivedere ed assaporare quell’aria e quella vegetazione indimenticabile. A coloro che vogliano intraprendere il mio viaggio consiglio però di avere vari giorni a disposizione.
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bellissimo post e ottimo blog
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